Il dripping

Dall’inglese “drip”, gocciolare, deriva il dripping. Nel gergo degli svapatori, il dripping (italianizzato in “drippare”) consiste nel versare le gocce di e-liquido necessarie a svapare direttamente dentro l’atomizzatore. In questo modo non si utilizzerà la cartuccia per cui l’atom dovrà essere alimentato continuamente versandoci due, tre gocce alla volta e continuamente (ogni 10 tiri circa).

Per “drippare” non servono attrezzi particolari se non un drip tip e una sigaretta elettronica con atomizzatore adatto al drip. Il drip tip è un’appendice che si attacca all’atomizzatore e sostituisce la cartuccia. È cavo e permette di versare gocce sull’atomizzatore senza doverlo rimuovere, attraverso il foro centrale del tip stesso. E’ possibile anche provare il dripping senza acquistare un drip tip: con una cartuccia, una volta rimossa la lanetta, oppure utilizzando l’atomizzatore da solo, che però tende a scaldarsi facilmente per cui non è consigliato farlo se non per provare brevemente. Gli atomizzatori adatti al dripping sono quelli “interni” come il 510, l’801 (il modello short in particolare) e il 901. Un esempio di atomizzatore inadatto al dripping è il 401 montato sulla Evolution.


I drip tip disponibili oggi sono per lo più in tre materiali: delrin (plastica), acciao e alluminio. Sono disponibili in svariate colorazioni e forme. Tra queste ultime la principale distinzione è tra quelli con l’imboccatura “standard” tonda ed i “flat” con imboccatura piatta.

Lo svantaggio del drip è sicuramente la poca praticità, in quanto è necessario, come detto, alimentare continuamente l’atomizzatore di e-liquido, operazione sicuramente meno pratica rispetto all’utilizzo di tank, cartucce o cartomizzatori. Però il dripping permette di assaporare maggiormente gli aromi e produrre più vapore. Questo perché l’atom, anche se per un breve lasso di tempo, viene bagnato in modo abbondante e direttamente, cosa che con una cartuccia avviene in modo più blando.